PROGETTI - CRISTINA COSTARELLI ANP

Cristina Costarelli
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ONE CITY
Anp Lazio partecipa al progetto “One city”, iniziato lo scorso mese di settembre 2020 nel IV Municipio di Roma e che prevede una diffusione progressiva in tutta la città.
Il progetto si pone l’obiettivo di comunicare, attraverso l’arte contemporanea, e la Street Art in particolare, l’unione nelle diversità, attraverso una base valoriale condivisa, di una metropoli e delle molteplici comunità che la popolano e che la arricchiscono. Dalla periferia al centro, dal centro alla periferia, il progetto prevede il coinvolgimento di tutti i Municipi di Roma con la partecipazione attiva dei ragazzi delle nostre scuole.
Ogni Municipio ospiterà un’opera permanente di street art, a firma di autori di rilievo internazionale, collegata concettualmente a quelle che saranno progressivamente realizzate negli altri Municipi.  ‘One City’ è un progetto di cittadinanza partecipativa pensato per riscoprire il senso di unità tra concittadini e di appartenenza a Roma e ai suoi valori culturali e laici che, dall’antichità classica, sono diventati fondativi delle democrazie contemporanee, dello Stato di diritto e delle libertà civili che rappresentano una conquista dell’umanità.
Dopo il IV Municipio, il passaggio di testimone è al I Municipio in cui le attività iniziano nel febbraio 2021
“Lo specchio di Biancaneve : miti moderni e stereotipi di genere”
Coordinato da Cristina Costarelli per Dirscuola
 IL PROGETTO: La condizione femminile, l’affermazione di antichi e nuovi stereotipi e le trasformazioni subite dai rapporti tra uomini e donne vengono esaminati da docenti e studenti attraverso alcuni casi esemplari che hanno contribuito a consolidare alcuni modelli e percezioni nell’opinione pubblica. Si parte dalla centralità dei mass media, sollecitando una riflessione attraverso documenti audiovisivi e di testimonianze, nonché di processi socio-culturali di rilevanza popolare. L’elaborazione dei miti della modernità viene analizzata nel campo del cinema, della politica, della letteratura, della moda della scienza e dello sport, con il contributo di esperti in ognuno di questi ambiti di riflessione..
https://www.lospecchiodibiancaneve.net/
LA SCUOLA RIFLETTE SULLA SCUOLA
Percorso di approfondimento proposto da ANP Lazio
Il 27 e il 28 maggio ANP Lazio ha iniziato un percorso di approfondimento dal titolo di: “La scuola riflette sulla scuola”.
Il 27 maggio si è svoltoil seminario di studio Etica degli ambienti tecnologici: problematiche e ricadute educative, tenuto dal prof. Adriano Fabris, con l’intento di offrire a chi dirige e opera nelle scuole l’opportunità di riflettere sulle implicazioni teoretiche, morali e sociali della nuova realtà costituita dagli ambienti di apprendimento, modificati radicalmente quando non completamente de-naturati (in senso etimologico) dall’avvento della DAD.
Il 28 maggio, Mario Rusconi e Cristina Costarelli hanno incontrato Ernesto Galli Della Loggia (EGDL). L’idea di questo incontro è nata a seguito della pubblicazione di un articolo sul Corriere della Sera del 25 aprile, dal titolo “Occorre dare un segnale ai ragazzi”, a cui si è pensato di replicare in forma scritta, da parte di un gruppo di DS che non si trovava in accordo su diverse considerazioni. La lettera dei DS si chiudeva con un invito allo scrittore a confrontarsi di persona: invito subito accolto da Galli della Loggia, al liceo Newton di Roma, anche con la presenza di due studenti “maturandi”. Il momento è stato di grande interesse: su alcune osservazioni relativamente allo stato attuale della scuola ci siamo trovati in accordo con lo scrittore, mentre su altri spunti abbiamo espresso posizioni diverse dalle sue; argomento della conversazione è stato anche il suo libro del 2019 “L’aula vuota”.
Con questi due significativi momenti si è aperto il percorso “La scuola riflette sulla scuola”: l’obiettivo è quello di trovare spazi di approfondimento su tematiche non legate alle questioni contingenti della scuola, per ragionare sugli interrogativi fondanti del sistema scolastico: la scuola sente la necessità di capire in quali direzioni debbano muoversi docenti e dirigenti, per dare una risposta di senso alle domande e alle richieste formative dei cittadini di domani. Questo percorso si svilupperà nel corso del prossimo anno scolastico attraverso seminari/webinar, workshop, focus group, che avranno come protagonisti personalità rilevanti del mondo della cultura italiana: l’obiettivo finale è quello di raccogliere le riflessioni in un documento di sintesi da portare all’attenzione degli organi politici e di governo, dell’amministrazione e della pubblica opinione.
Etica degli ambienti tecnologici: problematiche e ricadute Educative - Seminario di studio con il Prof.Adriano Fabris - 27 maggio 2020 - ANP LAZIO

Il seminario di studio Etica degli ambienti tecnologici: problematiche e ricadute educativeè stato organizzato da ANP Lazio nell’intento di offrire a chi dirige e opera nelle scuole che costituiscono la bella e variegata realtà della nostra regione l’opportunità di riflettere sulle implicazioni teoretiche, morali e sociali della nuova realtà costituita dagli ambienti di apprendimento modificati radicalmente quando non completamente de-naturati (in senso etimologico) dall’avvento della DAD.
Il seminario, che si è svolto in videoconferenza nel pomeriggio del 27 maggio 2020, è stato pensato come primo di una serie di seminari filosofici che continuerà nel corso del prossimo anno scolastico. La relazione principale è stata affidata al Prof. Adriano Fabris, ordinario di Filosofia morale nell'Università di Pisa e presidente della Società italiana di Filosofia morale, esperto dei rapporti tra etica e informatica che da diversi anni collabora con il Ministero dell’Istruzione.
L’incontro è stato condotto da Cristina Costarelli e ha visto gli interventi del Prof. Fabris, di Mario Rusconi e di Giovanni Cogliandro. Il Prof. Fabris ha condotto un’accurata disamina delle conseguenze derivanti dalla continua interazione tra docenti, studenti, dirigenti scolastici e le tecnologie informatiche in un contesto bruscamente innovato dall’irrompere dell’emergenza pandemica. Si sono evocati concetti resi noti nel dibattito pubblico, tra i quali merita attenzione il temine onlife, crasi coniata da Luciano Floridi (filosofo italiano da molti anni docente ad Oxford e specialista del rapporto tra filosofia e informatica) che ha avuto molta fortuna negli ultimi anni. Onlife è utile sintagma per definire quella che può essere vista come una orami irreversibile e continua immersione delle relazioni personali nella tecnologia di internet, al punto che vita e rete, life e online, diventano parti di un unico vissuto ormai inscindibile. Floridi ha elaborato tale crasi già da alcuni anni, come utile espediente descrittivo per i mutamenti sociologici e antropologici nelle interazioni mediate da computer e smartphonetra giovani e adulti, mutamenti che si dimostravano essenziali già prima dell’avvento della pandemia. Tuttavia questo approccio sembra lasciare quasi come naturale questo mutamento già impressionante, senza offrire adeguate possibilità di riflessione e valutazione critica, sia dal punto morale che politico, quasi fosse un’ineluttabile seconda natura.
Tale situazione è stata resa parossistica dall’attuale evoluzione improvvisa che ho spostato l’attività didattica e l’intera esperienza di scuola in rete, con ricadute importanti a livelli relazionali e psicologiche, non solo per tutti gli alunni e gli studenti, per tutte le famiglie e i docenti della scuola. Fabris non ha voluto esporre tuttavia un semplice scetticismo o un neoluddismo, un’antipatia a priori per le forme di tecnologia che hanno comunque reso possibile una prosecuzione dell’esperienza della scuola, a differenza di altre nazioni in cui si è scelto di sospendere semplicemente la scuola per alcuni mesi. La sua idea è comunque che non si debba enfatizzare ed esaltare tali opportunità oltre misura come hanno fatto alcuni teorici del movimento di pensiero noto come transumanesimo (a volte indicato come Humanity Plus o semplicemente con la sigla H+) che si è diffuso prima in rete e poi nelle università, che vedono come Julian Savulescu solo le opportunità o solo i rischi di tali espansioni dell’attività delle menti fino all’interazione con le macchine ormai sotto pelle come nell’ideale regolativo del cyborg. Tale ideale regolativo non è accettabile, come anche non sideve cadere negli eccessi pessimistici magari conseguenti a una lettura delle teorie di Nick Bostrom, o all’opposto nell’eccesso di ottimismo derivante dal pensiero della singolarità, cioè del superamento dell’intelligenza umana ad opera delle macchine il cui teorico più noto è RayKurzweil. Mantenere una vigile attenzione critica e valutativa senza cadere negli eccessi opposti è compito del gestore politico la cui attività può trarre sempre nuovi spunti dalla riflessione dei filosofi.
Diversi aspetti di questa eterogenea e pluriforme realtà sono stati illuminati dai numerosi interventi che sono seguiti alla relazione di Fabris, convincendo gli organizzatori Costarelli e Cogliandro a continuare nel prossimo anno scolastico la serie di seminari filosofici. Tra i temi che più sono stati discussi spiccano le potenzialità e i rischi offerti da questa nuova situazione agli alunni con BES e alle loro famiglie, ma anche le opportunità di una didattica potenziata e di nuove e più costanti forme di interazioni tra docenti e studenti, nonché il mutamento del tempo scuola che si dilata ormai all’inverosimile.
L’intento di questa serie di seminari è offrire alla comunità dei Dirigenti Scolastici e dei docenti delle scuole del Lazio l’opportunità di riflettere insieme, a partire dagli spunti offerti da un docente universitario di filosofiadi chiara fama, su alcuni aspetti della propria realtà professionale ed educativa, offrendo diverse prospettive valutative e magari innovative, comunque partendo dalla ricchezza e dalla concretezza delle continue sfide della quotidianità, quindi senza perdere la percezione della realtà ma al tempo stesso senza ridurre questa realtà a iterazione di prassi legali, burocratiche e gestionali ma ampliando se possibile la propria percezione di questa realtà e rinnovando il proprio sguardo su questa medesima realtà con l’aiuto della riflessione filosofica.
ANP LAZIO: Incontro con Ernesto Galli Della Loggia - 28 Maggio 2020

Il 28 maggio 2020, nella sede del liceo Newton, Mario Rusconi e Cristina Costarelli hanno incontrato Ernesto Galli Della Loggia (EGDL), con la partecipazione anche di Chiara e Alessandro, due studenti del quinto anno di liceo.
L’idea di questo incontro è nata a seguito della pubblicazione di un articolo sul Corriere della Sera del 25 aprile, dal titolo “Occorre dare un segnale ai ragazzi”, a cui si è pensato di replicare in forma scritta, da parte di un gruppo di DS che non si trovava in accordo su diverse considerazioni. La lettera dei DS si chiudeva con un invito allo scrittore a confrontarsi di persona: invitosubito accolto da Galli della Loggia.
Il momento è stato di grande interesse: su alcune osservazioni relativamente allo stato attuale della scuola ci siamo trovati in accordo con lo scrittore, mentre su altri spunti abbiamo espresso posizioni diverse dalle sue; argomento della conversazione è stato anche il suo libro del 2019 “L’aula vuota”.
Abbiamo condiviso senza esitazione le seguenti osservazioni:
  • Il mondo dell’istruzione vive da decenni una fase di declino legata alla situazione nazionale che non pone la necessaria attenzione al mondo della scuola, sia a livello politico e governativo, sia come erogazione di fondi.
  • Sono sempre più evidenti le problematicherelative all’istruzione tecnica e professionale in Italia che non risponde agli obiettivi degli studenti che la scelgono, con conseguente effetto negativo rispetto alla dispersione scolastica.
  • Siamo sempre più consapevoli della perdita di considerazione sociale verso la figura dei docenti; a questo proposito lascia sorpresi l’assenza di un’associazione significativa a livello nazionale di soli docenti.
  • Sono sempre più rilevanti ed urgenti i problemi legati a reclutamento, formazione e valutazione dei docenti.
  • Si è osservato come i testi della normativa didattica italiana siano troppo complessi e altisonanti (Indicazioni nazionali e Linee guida) per un utilizzo agile ed adeguato alle esigenze formative concrete degli alunni.
  • Ci siamo trovati in accordo nel considerare la necessità di essere impopolari per generare reale cambiamento: al momento non si ravvede il coraggio per azioni di impatto significativo
Abbiamo espresso invece posizioni diverse su altri argomenti:
  • Il concetto di autorità, che secondo EGDL è legato strettamente alla sanzione: per noi invece deve essere interpretato come autorevolezza, che si ottiene con la dimostrazione di forte personalità, carisma e passione, senza necessità di sanzioni a mo’ di condizionamento pavloviano.
  • Concetto di competenza, per EGDLcorrispondente al saper fare, secondo l’interesse degli industriali che vorrebbero giovani subitopronti per il lavoro: non è questo il concetto di competenza che deriva dalla definizione europea, trattandosi di un’idea molto più ampia rispetto al solo sapere fare; come anche dissentiamo dalla richiesta da parte del mercato del lavoro di giovani già pronti per l’impiego: da nostri contatti con importantiindustriali è emersa invece la necessità, per il mondo del lavoro, di avere giovani flessibili, capaci di pensare e di svolgere attività sempre nuove ed ancora in divenire.
  • Concetto di selezione: EGDL ritiene che sia necessario reintrodurre nel mondo della scuola tale principio, che deve intervenire anche nella scelta della scuola superiore; non siamo in accordo in generale sul concetto stesso di selezione: inoltre, in fase di scelta della scuola è opportuno ragionare in termini di orientamento. Il termine di selezione infatti ha una connotazione negativa non adeguata al mondo della formazione.
  • EGDL considera il concetto di inclusione come opposto a quello di selezione: secondo lui “inclusione” è da intendersi come buonismo, paternalismo, promozione assicurata a tutti, come opposizione al riconoscimento del merito. Ovviamente non possiamo concordare con questa idea di inclusione che invece non nega, anzi, lascia ampio spazio a tutti gli alunni, ciascuno considerato secondo le proprie possibilità.
In conclusione, per EGDL le criticità attuali della scuola sono da evidenziarein senso generale, senza scendere nei particolari: noi, condividendo certamente la necessità di agire per il superamento dei numerosi problemi della scuola, pensiamo invece che non si possa accumunare tutto il mondo della scuola sotto una generica etichetta negativa (ci sono tante buone pratiche che non possono non essere considerate), così come non siamo in accordo con l’idea che la scuola non abbia un futuro. Certamente interventi strutturali saranno possibili solo con l’interesse da parte dei governi e della politica: come professionisti della scuola vogliamo portare avanti proprio questo obiettivo per il futuro. Pensiamo di perseguirlo da un lato sensibilizzando l’amministrazione alle necessità importanti della scuola, dall’altro, curando, stimolando e promuovendo le numerose esperienze positive che sono più numerose e più silenziose di quelle negative.
Questo momento, (insieme al webinar del 27 maggio con il prof. Adriano Fabris), segna l’inizio di un percorso a cui ANP Lazio ha dato il titolo di: “La scuola riflette sulla scuola”. L’obiettivo è quello di trovare spazi di approfondimento su tematiche non legate alle questioni contingenti della scuola, per ragionare invece sugli interrogativi fondanti del sistema scolastico: la scuola sente la necessità di capire in quali direzioni debbano muoversi docenti e dirigenti, per dare una risposta di senso alle domande e alle richieste formative dei cittadini di domani. Questo percorso si svilupperà nel corso del prossimo anno scolastico attraverso seminari/webinar, workshop, focus group, che avranno come protagonisti personalità rilevanti del mondo della cultura italiana: l’obiettivo finale è quello di raccogliere le riflessioni in un documento di sintesi da portare all’attenzione degli organi politici e di governo, dell’amministrazione e della pubblica opinione.
NOTA BIOGRAFICA
Studia a Roma presso l'Università La Sapienza e nel 1966 si laurea in Scienze Politiche.A Torino, dove svolge l'attività di ricercatore presso la Fondazione Einaudi, approfondisce la tematica del rapporto tra banca e industria nello sviluppo economico italiano.Dal 1972 al 1975 insegna Storia Economica Italiana presso la facoltà di Scienze Economiche e Bancarie dell'Università di Siena.Nel 1987 è nominato professore di Storia dei Partiti e Movimenti Politici presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Perugia.Nel 1990 entra nel Consiglio direttivo della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (SISSCO) e nel 1995 fonda il mensile "Liberal", che dirigerà sino al 1998.Dal 1993 collabora come editorialista per il "Corriere della Sera".Dal 2005 al 2007 è preside della facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove ha insegnato Storia Contemporanea fino al 2009. Dal novembre dello stesso anno ha la stessa cattedra presso l'Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) e direttore del corso di dottorato di ricerca in Filosofia della Storia in collaborazione con l'Università Vita-Salute San Raffaele.
Tra i libri ricordiamo L'identità italiana (il Mulino 1998), La morte della patria (Laterza 2003), Pensare l'Italia, scritto con Aldo Schiavone (Einaudi 2011).
Ernesto Galli della Loggia - Occorre dare un segnale ai ragazzi - 26 Aprile 2020
[Tratto dal Corriere della Sera del 26 Aprile 2020 p. 26]

Per gli alunni degli anni intermedi dei cicli scolastici il passaggio automatico all’anno di corso successivo; per quelli invece che devono affrontare un esame di licenza la virtuale promozione d’ufficio. Naturalmente sono sicurissimo che a leggere queste righe il ministro o qualche altro burocrate del suo staff si precipiteranno a dire che non è affatto vero, ad assicurarci che per carità, tutto sarà fatto con il massimo scrupolo, che ci sarà comunque il più rigoroso accertamento del merito e tante altre confortanti parole. Ma sappiamo tutti che non è vero. Sappiamo tutti che nella sostanza le cose andranno come ho detto.
Ebbene, io credo che si tratti di un grave sbaglio, di una scelta profondamente diseducativa. Ma come? Sul Paese si è abbattuta una vera e propria tragedia, i morti si contano a migliaia, a milioni le persone che hanno perso il lavoro o sono economicamente con l’acqua alla gola, la nostra economia rischia di rimanere in ginocchio, le finanze pubbliche neanche a parlarne, e che messaggio viene trasmesso ai giovani italiani? «Facciamo come se nulla fosse e liberi tutti!». Ma c’era un’alternativa? E quale? Secondo me sì. Innanzi tutto prendere atto della realtà (che è sempre un’ottima cosa) e decidere quindi di annullare l’anno scolastico in corso. Ma al tempo stesso, poiché non sarebbe stato certo giusto penalizzare gli studenti facendo loro perdere un anno, e poiché alla fin fine i mesi di vacanza forzata assommavano a un solo trimestre, decidere di recuperare l’anno perduto agganciandolo all’anno successivo. Ad esempio, iniziando il nuovo anno scolastico il 25 agosto; poi fino al 15 ottobre, cioè in 50 giorni, recuperare il trimestre perduto; a questo punto in una settimana o due svolgere gli scrutini non fatti nel giugno precedente e sostituire con gli scrutini anche gli esami di licenza saltati; infine dare inizio al nuovo anno il 1° novembre. Magari prevedendo vacanze più brevi a Natale e a Pasqua ed evitando inutili perdite di tempo con il ridicolo rito delle finte «occupazioni» e con le gite scolastiche. Il tutto naturalmente previo una non certo difficile riformulazione-riduzione ad hoc dei programmi (pardon, delle indicazioni nazionali) da farsi nel giro di un mese ad opera di un agile gruppo di lavoro presso il Ministero dell’Istruzione.
È una proposta certo criticabile, non discuto, e altre se ne possono immaginare, ma il punto è chiaro: nel momento in cui il Paese attraversa la crisi più grave della sua storia repubblicana, sarebbe stato giusto, a me pare, che i giovani non fossero avvolti da una improbabile bambagia protettiva, che non gli fosse servita la solita pappa dolce della benevolenza per decreto – pappa e bambagia che peraltro non hanno impedito che nelle settimane scorse un terzo degli alunni italiani non abbiano potuto fruire delle meraviglie della teledidattica spesso a causa della loro condizione d’indigenza e, a vergogna di tutti noi, nella più completa e generale indifferenza – bensì che anche loro fossero chiamati a guardare in faccia la realtà e a fare i sacrifici necessari: rinunciare alla normalità, alle solite vacanze, studiare di più.
Nulla è più istruttivo dei sacrifici. Lo sanno bene coloro che nel dopoguerra dovettero farne tanti per rimettere in piedi il Paese. Nulla come i sacrifici serve per togliersi idee sbagliate dalla testa, per imparare ad apprezzare alcune cose fondamentali della vita, per capire l’importanza della solidarietà, il legame che tiene insieme, che deve tenere insieme, una comunità; per capire che accanto ai diritti esistono i doveri. Al pari di tutti i sistemi scolastici occidentali e in armonia con lo spirito dei tempi, la scuola italiana ha messo al bando tutto ciò. Lo ha cancellato dal suo modo d’essere e dal suo modo di raccontare ai giovani il mondo: immagino considerandolo «superato» ideologicamente sospetto e pedagogicamente inconsistente. Quando poi si è accorta del vuoto così creatosi ha cercato di riempirlo con la chiacchiera politicamente edificante, destinata a lasciare il tempo che trova, di un insegnamento come «Cittadinanza e Costituzione».
Ma i tempi sono cambiati, stanno drammaticamente cambiando. Se fino a ieri suggerivano l’indirizzo scolastico appena detto, dopo quanto sta succedendo oggi (ma davvero siamo al dopo?), quell’indirizzo appare del tutto incongruo all’atmosfera che chissà per quanto tempo ancora caratterizzerà le nostre società. E infatti non andiamo forse ripetendo tutti da settimane che proprio il colpo ricevuto deve obbligarci a «ripensare tutto», che «nulla può o deve essere come prima»? Le autorità scolastiche, allora, avrebbero potuto capirlo tra le prime e dare l’esempio. Capire che nelle aule non avrebbe più potuto esserci posto per la bonarietà vacua e indulgente, per il demo-paternalismo attuali. Che con i tempi che si annunciano c’è bisogno di qualcosa di ben diverso: soprattutto di una nuova serietà.
Anp Lazio risponde a Ernesto Galli Della Loggia

Gentile prof. Ernesto Galli Della Loggia,
a scriverLe è un gruppo di dirigenti scolastici di Roma. Domenica 26 aprile abbiamo letto il Suo articolo sul CDS e, come in altre occasioni, abbiamo condiviso un sentimento di invidia per le Sue certezze sulla scuola.
In un momento in cui non siamo sicuri di come la scuola riaprirà, davvero Lei crede che dal 25 agosto al 15 ottobre si possa completare un anno scolastico? Dovremmo invalidare quest’anno per farne poi due in uno? Lei pensa che il 25 agosto studenti e docenti potranno stare serenamente in classe con situazione Covid-19 non risolta e in aule spesso fatiscenti con temperature superiori ai 35/40°? Qualche parola meritano poi le Sue osservazioni sulla “teledidattica”.  Certamente si potrebbe fare molto meglio, ma è indiscutibile che in genere i docenti italiani stiano lavorando bene, con i limiti materiali e di tempo che sono stati imposti dall’emergenza. Vorremmo spiegarle sinteticamente cosa si intenda per didattica a distanza, secondo documenti che citiamo, a nostro avviso molto utili:“…Nella consapevolezza che nulla può sostituire appieno ciò che avviene, in presenza, in una classe, si tratta pur sempre di dare vita a un “ambiente di apprendimento” …Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo; la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali e l’impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali: tutto ciò è didattica a distanza.  Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente, dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento. La didattica a distanza prevede infatti uno o più momenti di relazione tra docente e discenti, attraverso i quali l’insegnante possa restituire agli alunni il senso di quanto da essi operato in autonomia, utile anche per accertare, in un processo di costante verifica e miglioramento…”
Desideriamo anche chiarire che non si tratta di una questione nominalistica la sostituzione del termine Indicazioni nazionali con programmi. Essersi spostati da programmi che prescrivevano contenuti rigidi, spesso nozionistici a traguardi di competenze, rappresenta un avanzamento formativo, non una perdita: se si formano menti pensanti, i cittadini di domani sapranno in ogni momento ricercare, trovare i contenuti, elaborarne di nuovi, come dice Edgar Morin, ispirandosi a Montaigne: “E’ meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”.
E’ inoltre palesemente evidente l’impropria associazione tra occupazioni e“gite” scolastiche come motivi per perdere tempo a scuola: rispetto alle prime, i dirigenti scolastici da sempre si oppongono con fermezza alla loro realizzazione, poco stigmatizzata dai media e, spesso, da famosi maîtres à penser. Per quanto riguardai viaggi d’istruzione sono tutt’altro che perdite di tempo, essendo inseriti in genere in una strutturata programmazione didattica, pur con il giusto spazio per momenti di libera socializzazione tra gli studenti.
Per riprendere un’altra delle Sue affermazioni, non risponde al vero che le situazioni di difficoltà siano abbandonate “alla più completa e generale indifferenza”: lo Stato ha fatto fronte a tale realtà con 85 milioni di euro che le scuole hanno prontamente utilizzato per acquistare devices e connessione per chi ne aveva bisogno. Non solo: le scuole già da inizio marzo hanno messo a disposizione i supporti di cui erano in possesso ed hanno aggiunto fondi propri a quelli stanziati dallo stato per non lasciare indietro nessuno. Che poi rimangano fasce irraggiungibili e che non si riesca a risolvere proprio tutto è un limite insuperabile: ma da qui a parlare di indifferenza generale, c’è un bel salto!! D’altronde quando l’Istat da anni ci ricordava che la cosiddetta cittadinanza digitale era scarsamente diffusa presso le nostre famiglie (dati attuali 30% di italiani: senza devices in casa se non smartphone, 40% nel sud), il dibattito sui grandi giornali e tra gli intellettuali si affievoliva dopo uno, due giorni.
Lei intravede tracce diffuse di paternalismo ovunque non ci siano voti a fare selezione. Strutturare percorsi didattici che siano attenti alla dimensione umana degli studenti non è buonismo: è creare le migliori condizioni per l’apprendimento e la formazione e per stimolare una consapevole passione allo studio che non si ottiene con brutti voti e bocciature.Lei prospetta l’immagine di una scuola in cui sono banditi i sacrifici, in cui, a Suo dire, cresciamo un generazione di giovani irresponsabili. Su quali basi può sostenere questa affermazione? Una così estesa generalizzazione non rischia di vanificare il concetto di fondo?Conosce così profondamente ed estensivamente i nostri ragazzi? La maggior parte di loro si sta impegnando con serietà e molti ragazzi ci stupiscono ogni giorno per quello che riescono a realizzare, per la maturità che stanno mostrando e per come sono stati capaci di reinventarsi nella nuova dimensione domestica. Non tutti certo, ma questo valeva anche nei bei tempi andati che secondo Lei rappresentano l’ideale della serietà. Giovani svogliati c’erano anche in passato, le occupazioni scolastiche non sono un fenomeno solo dei nostri giorni, la dispersione scolastica era inferiore perché buona parte della popolazione non si iscriveva a scuola. I nostri giovani di oggi in genere conoscono i loro doveri. Cittadinanza e costituzione non sono parole vuote: lavoriamo molto nelle scuole affinché non si tratti di obblighi imposti da rispettare solo per paura di sanzioni, ma siano invece comportamenti assimilati per la vita. Naturalmente sui media fa notizia il singolo episodio di bullismo, di violenza, di sopraffazione: purtroppo siamo coscienti di essere diventati involontariamente uno “zoo folcloristico” per la maggior parte dei media, a tal punto che - quando siamo intervistati in genere solo sulle disgrazie – non abbiamo alcun pudore nell’autodefinirci ironicamente “i presidi della sfiga”, per usare un termine di molti studenti anche bravi.
La scuola non ha bisogno di una nuova serietà che sconfini nell’ emarginazione dei più, perseguita magari su basi socio-culturali. Di altro abbiamo bisogno, sicuramente di condizioni migliori (ambientali, di maggiori risorse umane, di finanziamenti dedicati) per preparare cittadini più competenti per un mondo complesso e pieno di incertezze, di una scuola che superi l’approccio trasmissivo di contenuti che fortunatamente ha perso la centralità nel sistema formativo. Una nozione assimilata pedissequamente senza che possa trasformarsi in competenza diffusa, funzionale alla comprensione della realtà rischia di diventare un inutile orpello burocratico. La scuola ha ancora strada da percorrere, ma bocciare e mettere brutti voti non sono le strategie che lo permetteranno.  Perseguire ostinatamente questa strada (succede purtroppo anche ora) allontana dalla formazione i più deboli, soprattutto quelli che non hanno un adeguato sostegno della famiglia e sono in condizioni di finire ai margini della società.
Se Lei gentilmente lo ritenga opportuno, ci dichiariamo a disposizione per una approfondita discussione sul mondo della formazione di oggi: se sono state tolte le predelle dalle aule, delle forti ragioni ci sono e vorremmo spiegarglieLe.
FIRMATO:
Andrea Biondi - IC Pio IX/Aventino
Cristina Costarelli – Liceo scientifico Newton
Francesco Di Tullio –Unilis
Ottavio Fattorini – Liceo A. Labriola
Rosamaria Lauricella Ninotta – IC Via Valente
Patrizia Marini – Istituto Tecnico Agrario E. Sereni
Anna Messinese – I.I.S.S. G. Ambrosoli
Angela Minerva – IC Uruguay
Mario Rusconi – Liceo scientifico Pio IX/Aventino
Valeria Sentili – IC Francesca Morvillo
CRISTINA COSTARELLI
info@cristinacostarelli.it
cristina.costarelli.anp@gmail.com

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